È l’IST più frequente in Europa, mentre si colloca al secondo posto nel mondo dopo l’infezione da Trichomonas vaginalis. Colpisce più le donne rispetto agli uomini e oltre due terzi di tutti i casi di clamidia vengono riscontrati in giovani tra i 15 e i 24 anni.
Il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni.
Circa il 75% delle donne e il 25% degli uomini infettati non hanno nessun sintomo.
In particolare:
Per entrambi i sessi l’infezione viene diagnosticata attraverso un test di laboratorio che può essere eseguito su un tampone rettale o faringeo e su un campione di urina; per la donna il test può essere effettuato anche su un tampone cervicale e per l’uomo su un tampone uretrale o sullo sperma.
È opportuno fare il test dopo circa 10-20 giorni da un rapporto sessuale non protetto.
La clamidia viene trattata con antibiotici specifici prescritti dal medico. Completata la terapia antibiotica, dopo 4-6 settimane si consiglia di eseguire sempre un altro test. Nel caso risultasse positivo, occorre rivolgersi nuovamente al medico.
È importante non avere rapporti sessuali sino alla fine della cura per evitare di infettarsi di nuovo. Inoltre, la terapia deve essere seguita da entrambi i partner per essere sicuri di non passarsi nuovamente il batterio.
Tutti i partner con i quali si sono avuti rapporti sessuali nei tre mesi precedenti devono essere avvisati e indirizzati a uno specialista per essere visitati e, se necessario, curati.
Seguire “le regole del sesso sicuro” (cioè usa correttamente il preservativo, riduci il numero dei partner sessuali e resta sempre lucido/a nelle tue scelte quando intendi avere un rapporto sessuale).
È raccomandato fare un test per clamidia nelle donne in gravidanza.
È fortemente raccomandato eseguire annualmente un test per clamidia alle donne sessualmente attive con meno di 25 anni e alle donne di qualsiasi età che cambiano frequentemente partner sessuale.
L’infezione si trasmette attraverso tutti i tipi di rapporti sessuali (vaginali, anali od orali) e può anche essere trasmessa dalla madre infetta al nascituro al momento del parto.
Se non viene trattata, l’infezione può progredire e avere serie conseguenze a breve e a lungo termine.
In particolare: